Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare
per te prima che sia rapito lontano da te».
Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei».
Quegli soggiunse:  «Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia,
se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso».
(II Re 9, 10ss)

E’ successo tutto così velocemente. Inaspettatamente un mese prima. Abbiamo dovuto spostare i nostri poveri pensieri fino a che il senso non ci ha ripreso per mano. Come una sentenza inappellabile, che si mette un po’ di traverso, e non ti fa passare né di qua, né di là.

E ora: a scandire parole d’amore che non conosciamo mai abbastanza. “Ruberemo il tempo per far luce dai monti”. Piccola estate. Che splenderai dei tuoi abbagli, e non di altri. Libertà appena nata e già così lontana. “Ruberemo al tempo la più grande preghiera”.
Due terzi di un dono. Ecco cosa siamo diventati, bella Chiara.

Erano le 00:59 del 23 luglio 2008. Elia è nato. Eliseo lo guardava dritto negli occhi senza muoversi. La mamma tutt’uno col mare. E’ successo in periferia di Milano, comune di Segrate, ospedale San Raffaele. E una sola pace che ancora mi sgola nel sangue. Come una domanda seduta in cortile, le ginocchia sbucciate per sempre, mentre si torna a casa per cena.

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